La Psicoterapia Cognitiva è una forma di intervento psicologico che negli ultimi anni si è imposta come una delle metodologie più valide per il trattamento delle problematiche psicologiche. I suoi tassi di efficacia, a livello di riduzione sintomatologica in diverse forme psicopatologiche, sono spesso utilizzati come parametro funzionale di riferimento per altri tipi di psicoterapie.
La Psicoterapia Cognitiva nasce tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, periodo in cui gli approcci cognitivi sostituiscono le teorie comportamentiste nell’ambito della psicologia di base.
Gli assunti fondamentali alla base di questo modello, secondo quanto suggerito da Aaron T. Beck, sono essenzialmente tre:
- presenza di schemi o modelli cognitivi disadattativi che nell’individuo regolano in modo patogeno l’elaborazione dell’informazione, causando sofferenza;
- questi schemi e assunti disadattativi (che prendono la forma di pensieri automatici) influenzano i vissuti emotivi dell’individuo;
- tali schemi, espressi sotto forma di convinzioni o credenze, vengono sottoposti con il terapeuta ad analisi logica e verifica empirica.
I principi teorici alla base della terapia cognitiva sono:
- l’empirismo collaborativo e l’alleanza terapeutica: è indispensabile che il paziente si impegni nell’applicazione delle tecniche previste, collaborando reciprocamente con il terapeuta per il raggiungimento degli obiettivi condivisi da entrambi;
- il dialogo socratico: attraverso una serie di domande il terapeuta cerca di identificare i pensieri automatici e gli schemi sottostanti, la presa di distanza critica e possibili alternative;
- la scoperta guidata: il terapeuta, attraverso compiti di auto-osservazione (scheda ABC) guida il paziente alla scoperta di sé.
Costruttivismo
George Kelly negli anni Sessanta inizia ad elaborare la Psicologia dei Costrutti Personali, il cui scopo è arrivare a conoscere il significato che le persone attribuiscono alla propria esperienza, e le modalità con cui sviluppano le loro conoscenze e le utilizzano nelle esperienze successive, anticipandone i fatti. Questo è un processo attivo di conoscenza, nel quale l’individuo dà un significato a ciò che gli succede utilizzando una “mappa del mondo” del tutto personale, che non coincide con l’oggetto osservato (“la mappa non è il territorio”, come diceva Gregory Bateson), ma si limita a riprodurlo filtrato dal proprio punto di vista.
L’approccio cognitivo-costruttivista
L’approccio cognitivo-costruttivista si focalizza principalmente sugli aspetti della conoscenza personale, cioè sulle modalità con cui ogni individuo rappresenta il mondo e ricorda le esperienze della propria vita, sia del passato remoto che di quello più recente.
Gli elementi della conoscenza personale importanti per la psicopatologia vanno a configurare lo stile cognitivo-affettivo e lo stile cognitivo-interpersonale. Tali modalità si strutturano, nel corso dello sviluppo individuale, nel contesto della relazione con le figure affettivamente significative (in particolare la figura di attaccamento) e diventano una caratteristica stabile della personalità.
Il lavoro terapeutico si orienterà quindi in due direzioni parallele:
- l’utilizzo di strumenti e tecniche cognitivo-comportamentali orientate direttamente sul sintomo, per migliorarne l’efficacia della sua gestione;
- un lavoro sull’analisi delle modalità con cui ogni individuo dà significato agli eventi di vita, volto ad aumentare la consapevolezza della persona sui propri meccanismi e schemi. Sarà poi compito del terapeuta, in quanto perturbatore strategicamente orientato, accompagnare il paziente in questo viaggio in due alla scoperta di sé, attraverso il riconoscimento di emozioni critiche che, non esplicitate, possono assumere la forma di sintomi e di comportamenti disadattivi. In conclusione, l’obiettivo è quello di giungere ad un’immagine di sé che integri pensieri ed emozioni, che consenta una maggiore flessibilità di adattamento agli eventi di vita, favorendo, infine, un processo di distanziamento critico da sé.